Cammino di San Pietro Eremita

Cammino di San Pietro Eremita

Il treno che da Roma porta in Abruzzo sale lentamente sulla collina seguendo le dolci curve del paesaggio. Ho imparato che quanto più spesso dal finestrino vedo le altre carrozze che compongono il convoglio tanto più è affascinante il paesaggio e lento il viaggio. Le cascate di Tivoli mi dicono che la piana romana è alle spalle, siamo in Appennino, un altro mondo. Non avevo aspettative e non sapevo cosa avrei trovato a Carsoli, paese dove scendo e incontro il comitato di benvenuto del Cammino di San Pietro Eremita. “Un altro approccio alla vita. I miei figli sono cresciuti liberi. Tutti davano un’occhiata ai bambini. Per merenda passavano dal negozio di alimentari a prendere il panino e poi io passavo a pagare.” mi dice la vedova D’Urbano. Il marito Enzo è stato l’ideatore del cammino e adesso lei e i figli Marta e Tiziano hanno preso il testimone con orgoglio e passione. Le sue lacrime commuovono anche me. Sono nel posto giusto. Orlando, altra anima del Cammino, ci accompagna a Rocca di Botte, paese natale di San Pietro e punto di partenza del cammino.

Giovanni mi apre le porte del suo B&B e mi invita a cena a casa sua. Qui un altro incontro straordinario: il padre Fernando, sindaco del paese. Davanti al fuoco del camino le rughe di questo ottantaduenne diventano pagine di storia e le parole una macchina del tempo. Per la seconda volta nella giornata l’altrui commozione diventa la mia quando mi dice di essere riuscito a riportare per un giorno – dopo 1000 anni!! – le spoglie del Santo da Trevi nel Lazio alla casa natia di San Pietro, a Rocca di Botte.

16 aprile prima tappa del Cammino di San Pietro Eremita, anello dell’Evangelizzazione. Rocca di Botte – Carsoli.

È stata una giornata piena di incontri, iniziata con un caffè a casa del sindaco di Rocca di Botte è terminata con una tisana all’Agriturismo Setteponti.
Qui la padrona è Vittoria, cresciuta in questa casa di contadini, campagna poco fuori Carsoli. Qui sono scaldato dal calore del caminetto e dalle sue parole.
“Volersi bene non l’hanno tassato”.
“Sono le foglie ad avermi aiutata quando andavo a piedi in paese, mi dicevano vai vai vai con il loro turbinare sotto i piedi.”
“Tutto ciò che oggi è sacrificio è un conto in banca.”
“Il contadino ha una struttura mentale legata alle stagioni. Non si rassegna alle cose negative ma riparte sempre da quello che ha. E lo cura con pazienza. La preziosità di quello che ottieni con sacrificio, come nei rapporti di coppia.”
Nel mezzo 6 ore di camminata tra boschi, santuari millenari e borghi scaldati da un sole primaverile e un pranzo magnifico da RistoraMente Angeletta dove assaggiamo la Coratella di agnello con i carciofi.

7 aprile seconda del @camminosanpietroeremita tappa Carsoli – Tufo di Carsoli

Dopo il riposo all’Agriturismo Setteponti si riparte per la seconda tappa. Pochi più di 11 km che si percorrono in tre ore attraversando magnifici castagneti secolari. Tufo di Carsoli dall’alto sembra un normale borgo appenninico ma le mura delle sue case sono un vero e proprio museo a cielo aperto.
“Tufo paese delle arti” è il primo intonaco all’ingresso del paese. Ne vedremo quasi un centinaio di questi murales ed altre istallazioni artistiche, che ci parlano dei quotidiani lavori agricoli e delle tradizioni del paese. Opere dedicate al ciclo di vita della terra, la semina, la raccolta, la macinazione del grano. Ne ho scelte tre: il lupo, l’attesa, l’esserci. L’arte contro lo spopolamento. A Tufo Alto getto lo sguardo dentro una porta aperta in passato che non c’è più: una ragnatela fa la guardia a una sedia vuota, filtra il sole dal lucernario e il tempo passa.

La terrazza del B&B Il Sogno nel Vento è il luogo che sceglierebbe qualsiasi pittore che volesse rappresentare questi luoghi: un tappeto di tegole rosse che declina su un prato verde punteggiato da migliaia di fiori gialli. Un fasciame di legna, la collina ancora brulla, cielo azzurro con qualche nuvola bianca a dar contrasto.
È la seconda volta che capito in Abruzzo a Pasqua, attraversare i ricordi è come guadare un fiume gelato. Bello, pungente e bisogna essere veloci a uscirne.
Alla fine nell’uovo trovo un sereno pomeriggio di Smartworking.

8 aprile Tappa 3 Tufo di Carsoli – Collalto Sabino
La giornata inizia nel migliore dei modi con una ricca colazione sulla terrazza del B&B Il Sogno nel Vento.
Durante la notte la temperatura è scesa sotto lo zero e il sole impiega un po’ a scaldare l’aria. L’uscita da Tufo è in salita ma lo sforzo è ripagato dalla vista sul borgo.

Un breve tratto di asfalto poco trafficato mi porta fino a Nespolo. Un lupo di legno ululante mi indica la via del centro storico ben conservato e con gli odori del pranzo di Pasquetta nell’aria. Quindi una ripida discesa fino al fondovalle dove due ponti di legno mi fanno attraversare e camminare su entrambe le sponde del torrente.

Un ultimo sforzo per salire fino a Collalto Sabino. Dal maschio del castello millenario intorno al quale il paese si è sviluppato si domina tutta la valle. La giornata limpida permette di vedere le cime innevate del Gran Sasso e del Velino, che fa da sfondo alle discussioni degli anziani nativi. Concludo con un tramonto memorabile è una cena da leccarsi i baffi preparata dalle anime femminili della proloco di Collalto Sabino.

19 aprile Tappa 4 Collalto Sabino – Turania
Oggi giornata di tanto Smartworking e poco smartwalking: appena una decina di chilometri percorsi in poco più di due ore.
Lasciato alle spalle le mura di Collalto Sabino sono disceso fino al fondovalle dove scorre il fiume Turano. Un veloce pranzo all’ Agriturismo Ferramosca – ottime le verdure del loro orto e il pomodoro di riso – e poi un pomeriggio di lavoro nel verde silenzio dei boschi.
Il mio work life balance è decisamente migliorato.

20 aprile quarta tappa Turania – Arsoli
Una giornata caratterizzata dagli incontri, tantissimi e ricchi di umanità, spalmati sui 20 km che da Turania mi hanno portato ad Arsoli.
Con Alessandro e Orlando, due delle anime del Cammino, andiamo di prima mattina a casa di Pietro Petrucci. Tra l’odore bollente del caffè e del caminetto srotola decine di alberi genealogici delle famiglie di Turania, di cui è indiscussa memoria storica.

Ottorino è il primo a venirci incontro sul sentiero. Ottorino è il primo a venirci incontro sul sentiero. Ci accompagna fino a Vivaro Romano da cui è partito per fare asparagi. Raccogliere erbe e verdure è un’attività che fanno molti suoi compaesani: Francesca, Maria, Angelina e le sorelle Lucia e Antonietta. Quasi mezzo millennio in 5. Senza sentirne il peso.


Il cammino ha unito anche paesi normalmente rivali tra loro. Una rappresentanza di Vallinfreda a Riofreddo mi accompagna nel tragitto tra i due borghi. Roberto, Cristian, Emanuele, Giorgio, Luca, Jacopo e Peppe sono giovani che resistono.
Peppe in realtà ha 60 anni ma l’aspetto di un brigante lo rende senza età. È la guida per tutti. Ambientalista convinto, il suo progetto sulla salvaguardia dei grifoni non può che esaltarmi!
Jacopo da Riofreddo è un’enciclopedia del territorio. Rimango sbalordito quando, dopo aver snocciolato nomi e fatti, mi dice di avere 15 anni!

Di fronte alla Chiesa dell’Annunziata di Riofreddo – eretta nel 1422 e con all’interno affreschi da lasciare senza parole – ci aspetta Lidia De Santis, anima de La Cucina di Rio.
Tra un esilarante barzelletta e l’altra rifocilla il gruppo – a cui si sono unite altre due anime del cammino, Angela e Marta – con squisiti piatti locali.
Ad Arsoli, che Pirandello definì la piccola Parigi, mi accoglie Chiara che da 15 anni è alla guida della proloco che tiene vive le tradizioni locali.

21 aprile quinta tappa Arsoli – Rocca di Botte
L’ultima tappa mi riporta dove sono partito. Si chiude un cerchio i cui raggi sono le tantissime storie che ho incontrato in questi giorni di cammino.

Giovanni che mi ha accolto all’andata nel suo B&B mi apre le porte della sua casa privata e questo la dice lunga sul rapporto instauratosi con gli organizzatori del cammino.
Si parla tanto di Smartworking nel mio progetto ma qui in questi giorni abbiamo fatto un grandissimo lavoro di squadra. Un lavoro – iniziato da Prof Enzo D’Urbano, ideatore del cammino – che mira a ridare dignità ai borghi attraverso un turismo lento e sostenibile.
Non è direttamente retribuito ma è un lavoro che da enorme soddisfazione.
Il mio lavoro di commercial sales lo porto avanti nella quiete della campagna riscaldato da camino e dalla compagnia degli animali.
Ciondolo, gattone di 18 anni, mi fa da segretario silenzioso mentre dall’Australia mi chiamano per un’intervista.
Undici mesi fa mi chiedevo cosa avesse senso. Forse lo sto cominciando a capire.

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