Val Taleggio
Viaggiare è scoprire nuovi luoghi. Ma può essere anche tornare. A un anno di distanza sono di nuovo in Val Taleggio, grazie ancora alla Cooperativa Agricola S. Antonio che questa volta mi invita in collaborazione con l’Ecomuseo Val Taleggio.
Durante la mia settimana nella Baita Magrera- una delle Baite & Breakfast dislocate nella valle e gestite dall’Ecomuseo – ho gustato il cibo a km zero degli orti della Val Taleggio, prodotti da Luca Anderloni dell’azienda agricola Manterga e i mitici formaggi dop della Cooperativa Agricola S. Antonio.
Lo sapevate che a Vedeseta i pomodori vengono chiamati tomatos come in Spagna? Chi vuole scoprire perchè può ascoltarlo in questo reel.
Quando arrivi in un posto dovresti preoccuparti di cercare un Padrone dell’Aria, uno che “possiede” lo spirito di quel luogo e lo anima con la sua presenza.
Così Jepis definisce coloro che danno anima ai luoghi fisici.
Chiara Gamba è un padrone dell’aria ed è una delle persone che ha fortemente voluto l’Ecomuseo della Val Taleggio.
“L’Ecomuseo è: un territorio, una popolazione, un patrimonio” (Hugues de Varine)
1) Il territorio perché l’ecomuseo non è un edificio o un luogo, ma è diffuso a tutto lo spazio.
2) La popolazione perché essa è il vero soggetto-oggetto dell’Ecomuseo, perché solo la sua partecipazione ne legittima l’esistenza.
3) Il patrimonio, perché l’insieme dei beni della cultura materiale (edifici, manufatti, opere…) e di quella immateriale (saperi, sapori, racconti, tradizioni, mestieri, abitudini) costituisce l’identità del territorio e della sua comunità.
Qualche foto di questa valle in cui 800 abitanti (si, avete letto bene, ottocento) resistono. Un’enclave di cultura e tradizione che non si omologa al capitalismo che appiattisce tutto.
La Val Taleggio è composta dai territori di due comuni: Taleggio e Vedeseta. Il primo non è un luogo fisico ed è formato da 7 frazioni: Sottochiesa, Peghera, Olda, Grasso, Pizzino, Ca’ Corviglio e Fraggio.
Vedeseta, oltre al paese omonimo, comprende le frazioni di Avolasio, Reggetto, Alta Montagna e San Bartolomeo. Dalla Baita in cui pernotto e lavoro al pomeriggio, l’unico traffico dalla finestra è quella delle mucche che tornano dai pascoli!
La seconda giornata è dedicata a un’escursione aperta a tutti in uno dei numerosi sentieri che il Cai gestisce nella Valle. A guardarci la bravissima guida GAE Marco Orfino che tiene alta l’attenzione con racconti interessanti e a volte stupefacenti!
Partenza e ritorno dalla Cooperativa, dove di fronte a un pubblico attento parlo dell’esperienza Smart Walking in giro per l’Italia. I nomadi digitali possono diventare una risorsa come nuovi abitanti temporanei. E chissà che tra poco anche la Val Taleggio non possa avere un suo cammino.
In serata un apericena con gli assaggi preparati da Valentina Pesenti Bucella con i prodotti locali.
Grazie a Sarah Inverno per aver presentato la serata!
L’ascesa verso gli alpeggi dello Strachitunt DOP ai Piani di Artavaggio è un altro di quei viaggi nel tempo che mi rende orgoglioso di aver intrapreso il progetto Smart Walking.
Pranzo in malga con la famiglia di Agapito, un alpeggiatore che con moglie, fratello e nipoti gestisce il microcaseificio all’Alpe Moje, la Società Agricola Locatelli Guglielmo.
Non poteva mancare la degustazione dei loro prodotti caseari, tra cui lo Strachitunt dop. In questa malga – presidio Slowfood della Valli Orobiche – ogni giorno sono prodotti circa 30 stracchini all’antica e 3 strachitunt dop.
Perché così poche forme? La lavorazione avviene ancora come un tempo, seguendo pratiche antiche, tramandate da generazioni: a latte crudo a munta calda subito dopo la mungitura della sera e della mattina, unendo cagliata fredda e calda. Produzioni limitate che danno ancora più valore a questo prodotto.
Le mucche pascolano libere su queste terre sulle quali sembra che qualcuno abbia steso un tappeto verde. A svegliarmi dallo stato di magia ci pensa il fischio poderoso della sentinella di un insediamento di marmotte.
Ancora scorci di Val Taleggio, Alpi Orobie e dei suoi pascoli ai Piani di Artavaggio.
Del vecchio confine tra Stato di Milano e Repubblica di Venezia rimangono i cippi.
Lidia è la mamma di Agapito. L’abbiamo trovata ai 1380 metri dell’Alpe Sella: è il momento del secondo taglio del fieno ed è lì a cucinare per i figli che lavorano tutto il giorno alla fienagione.
Tornerà all’Alpe Sella a settembre quando Agapito farà scendere le mucche dai 1700 metri dell’Alpe Moje quando il freddo comincerà ad essere invernale.