Via degli Dei
Era da un po’ di tempo che volevamo fare un cammino insieme ma ognuno di noi due era sempre immerso nei suoi progetti. Alla fine siamo riusciti a trovare il periodo off dal lavoro che andasse bene ad entrambi ed eccoci qui. Partenza a ferragosto da Bologna per affrontare nella canicola estiva le tappe de La Via degli Dei.
Noemi da donna del sud sopporta meglio il caldo di me e di Alessio, bergamasco che si è unito a noi alla fine della prima tappa, quando Ada – 87 anni di cui 70 passati a far da mangiare ai clienti della ex trattoria di Visano – ci ha offerto un caffè vista Reno.
A fine tappa ci gustiamo una birra, uno spritz, un amaro, una piada, il fresco, il riposo, le chiacchiere, gli aneddoti, i racconti, insomma tutto quello che rende interessante gli incontri tra camminatori, che dentro lo zaino hanno pochi kg di materiale ma quantità infinite di storie.
Oggi siamo arrivati a Monzuno dopo un clamoroso fuori programma. Da Sasso Marconi c’era un sentiero che ci avrebbe riportato sulla via. Per errore abbiamo preso uno che ci ha mostrato tutti i disastri e dissesti delle alluvioni: alberi crollati, fango, smottamenti. Dopo un’ora e mezzo siamo tornati indietro e abbiamo ripreso la via da dove l’avevamo lasciata ieri.
Epica – perché fatta alle 13 del 16 agosto – l’ascesa al Monte Adone che è l’icona più potente della Via degli Dei.
I primi tre giorni sulla Via degli Dei sono corsi via veloci, che sembra un paradosso visto che abbiamo camminato lentamente. Ma la buona compagnia, il sole, la bellezza dell’Appennino hanno reso le giornate intense e la stanchezza le notti cullate dalle stelle di un cielo blu.
A volte la vita ti scortica la pelle, come la corteccia degli alberi. Magari brucia all’inizio ma poi ci si abitua.
È un cammino molto poco smart working e molto walking, siamo a metà agosto e viaggio leggero, senza il mio 1.1 kg di portatile nello zaino. Le tappe si dilatano, le pause pranzo con gli altri camminatori, i pomeriggi a godersi una camminata lenta per arrivare a destino quando il sole scende basso e allunga ombre e pensieri.
Sant’Agata è una frazione di Scarperia e San Piero, ombelico del mondo dicono gli abitanti del paese. Raffaele ci intercetta all’osteria e ci porta nel suo piccolo tempio rock: L’ Ufo Club_ è un piccolo museo dove espone la sua collezione di vinili: ne possiede circa venti mila!
L’incredibile Museo di Vita Artigiana e Contadina di Faliero Lepri, detto Leprino – in Localita’ Sant’Agata, Scarperia e San Piero – ce lo mostra con infinito orgoglio la figlia che ci ha guidati all’interno del centro polivalente.
Nell’intento di conservare il senso di una tradizione e di un tipo di vita oggi scomparsi, con un impegno che ha richiesto alcuni decenni, Leprino ha ricostruito con personaggi animati una serie di scene che riproducono ambienti e mestieri mugellani nel periodo dal 1920 al 1950.
Non mi dilungo, vi invito a visitare questo luogo che – ai tempi dei musei virtuali – è tremendamente segnato dalla sapienza del lavoro manuale, riassunto in quella parola – artigiano – che tanto si concilia con il cammino. La fatica del manufatto, la fatica della meta. La dilatazione del tempo per produrre, la dilatazione del tempo per arrivare.
Le ultime due tappe della Via degli Dei sono una lenta discesa verso il ritorno al rumore, alle strade, alle macchine. L’ Appennino rimane alle spalle come una fortezza, si scende verso Fiesole e ormai la cupola del duomo di Firenze è li a portata di mano.
Finisce un cammino e si è già pronti a ripartire. Cambiano luoghi ma in realtà seguiamo la nostra via, sempre.
Dedicato a chi ha percorso il cammino, a chi ha sognato di farlo e a tutti quelli che si ogni giorni si mettono in cammino. Recita così l’opera “il viandante tenace” che si incontra nel bosco nell’ultima tappa prima di arrivare a Fiesole.