Cammino dell’Unione
Parte la terza edizione di Smart Walking: quella del 2024 si chiama Back to the Roots.
Il primo cammino è il Cammino dell’Unione, un anello di 109 km in provincia di Modena, che parte e arriva a Vignola e porta alla scoperta delle Terre di Castelli.
Il nome del cammino deriva proprio dal fatto che il territorio attraversato è quello dell’Unione Terre di Castelli, un insieme di otto comuni, ognuno con il proprio castello. Qui sotto il primo, quello di Vignola, luogo di partenza e arrivo: Piazza dei Contrari.
Al mio arrivo a Vignola incontro subito l’ideatore del cammino: Giuseppe Leo Leonelli. Leo ha seguito le orme del padre nella gestione del bar di famiglia, il Bar Acquarello, dove andiamo a ritirare la mia credenziale. Qui scopro che Leo è anche uno scrittore: c’è un angolo dedicato ai suoi libri: il primo che noto non può che essere “Santiago”, romanzo con cui ha venduto migliaia di copie (ben cinque le edizioni), girato l’Italia con 120 incontri e vinto il premio nazionale Paolo Borsellino 2019 per la cultura! Capisco di aver davanti un gran personaggio!
Dopo aver pernottato al comodo e centrale Hotel Eden, parto. Appena uscito dal centro storico mi trovo a camminare sull’argine sinistro del fiume Panaro: un percorso pianeggiante fino a Spilamberto, la cui entrata nel centro storico è attraverso il secondo castello: la Rocca Rangoni.
Mi fermo per una visita al Museo Archeologico di Spilamberto. Qui è esposta la Tomba del Pellegrino: la sepoltura proviene dal cimitero dell’antico Ospitale Medievale di San Bartolomeo di Spilamberto. Perchè la tomba ha queste denominazione? Perchè il defunto porta appresso la conchiglia “cappasanta”, quella che ancora adesso è l’emblema del pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Inoltre nella tomba è stato trovato anche un altro elemento tipico del pellegrino: il bordone, ossia il bastone ricurvo. Questa scoperta ci indica che Spilamberto è stato un paese di confine, crocevia di strade e culture che si intersecavano e attraversavano il territorio.
All’uscita di Spilamberto cammino per qualche chilometro su una ciclabile che costeggia la strada provinciale. E qui mi piace raccontare cosa mi ha detto Giuseppe Leo Leonelli, inventore di questo cammino e scrittore: “Davide, questo tratto è oggettivamente bruttino, ma non abbiamo voluto di proposito cambiarlo. Il cammino è metafora della vita, e la vita è fatta di momenti belli e brutti. E questi ultimi fanno apprezzare ancora di più quelli belli“. Questo mi ha fatto cambiare punto di vista e godere tantissimo dei panorami di cui ho goduto dopo, primo tra i quali le affascinanti colline modenesi, delineate dai filari di Grasparossa.
La mia tappa finisce a Castelvetro, adagiato su dolci colline disseminate di vigneti. Il nome deriva dal latino Castrum vetus, vecchio accampamento, perchè qui le legioni romane vi crearono un presidio militare. Adesso il centro storico è dominato dalla Torre dell’Orologio, una vera e propria torre sulla scacchiera bianca e nera di piazza Roma.
A Castelvetro pernotto e lavoro presso l’Hotel Guerro, moderno e funzionale, perfetto per un pomeriggio di lavoro da remoto.
Riparto, questa volta in compagnia: siamo ben in nove a percorrere questa tappa. Con me c’è Ivo Zamboni e i suoi amici dell’Associazione Alpinistica la Montagna. Dopo aver attraversato il borgo medievale di Castelvetro con la la bella piazza con una scacchiera a cielo aperto, ci fermiamo al suggestivo Oratorio di San Michele, una delle più antiche testimonianze di romanico nel territorio. Ivo racconta: “Quando eravamo giovani portavi la ragazza a fare un giro, le dicevi ti porto a vedere un tramonto bellissimo e venivi all’Oratorio di San Michele, qui c’è la pace, la tranquillità, il tramondo è bello e il muretto è spesso fatale. Dal sacro al profano, senza esagerare”.
Continuiamo a camminare in un paesaggio avvolto da nuvole basse e qualche scrosciata di pioggia che rende ancora più affasciante la salita al Monte Tre Croci. Un luogo misterioso, dal profondo significato simbolico dal quale si può ammirare il paesaggio circostante: in lontananza la pianura padana, vicino i calanchi di argilla e le colline che introducono l’Appennino.
Lungo il cammino incontriamo Don Paolo, anno di nascita 1928, parroco del paese di Denzano, che ci offre a tutti le mele di Vignola.
A Marano mi fermo presso il Room & Breakfast Castello di Marano, immerso nel verde. A Marano vado a cena con Sabrina Pifferi, amica del Cammino dell’Unione. Mi porta a mangiare tipico in una bella osteria della zona.
Dopo una notte di riposo nello splendido chalet, inizio una tappa nel segno del suono dell’acqua e del bosco. Da Marano è la musica del Panaro fino al ponte di Casona.
Poi si entra nel Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina e i primi boschi del Cammino diventano i direttori d’orchestra sul magnifico Sentiero dei Ponticelli. Un mondo incantato dove Zio Teofilo batte il tempo che governa il ciclo della natura. Usciti dal bosco lo spartito è diretto dalle due guglie che si lanciano verso l’alto: sono i Sassi di Roccamalatina, uno dei luoghi più conosciuti dell’intero Cammino dell’Unione.
Qui mi sono fermato per il pomeriggio e il pernotto alla Pensione Ristorante Santina. Sono arrivato all’ora di pranzo e mi sono seduto al tavolo con la famiglia, come se fossi uno di loro.
Posizionato nel Parco naturale dei Sassi di Roccamalatina, questo locale è ancora a conduzione familiare, con tutta l’autenticità che ne deriva.
Oltre 65 anni fa – era il 1958 – iniziava la storia della Pensione Ristorante Santina. Fu Santina Chiappelli ad aprire l’attività di affittacamere. Pochi anni dopo diventò Albergo Ristorante Santina.
Oggi la figlia di Santina, Imperia, porta avanti le migliori tradizioni locali, come la produzione artigianale della pasta fresca, fatta completamente a mano. E non poteva essere altrimenti visto che il nome assegnato dalla madre è proprio quello della storica marca di macchine per fare la pasta!
Imperia – coadiuvata dalla figlia – mi concede l’onore di documentare quello che lei fa tutti i giorni: la pasta a mano. Che ho poi la fortuna di mangiare per cena: tagliatelle, tortellini, tortelloni oltre ai borlenghi preparati su enormi fuochi e padelle.
Grazie per avermi fatto scoprire un mondo.
La tappa da Pieve di Trebbio a Monte San Giacomo di Zocca si caratterizza per il verde che domina.
È l’uomo che resiste o è la natura che resiste? Un falco prende il volo a pochi metri da me, rendendo vera la magia dell’Appennino.
Dall’ostello che fu l’Antico Ospitale di San Giacomo mi godo il tramonto. Il sole scende dietro l’Appennino e il freddo costringe alla ritirata sotto le coperte di lana.
Lasciato l’antico ospitale di San Giacomo si incontrano i Treppi della Ruzzola. È così chiamato il campo da gioco dedicato al lancio della ruzzola, un disco di legno che ricorda una forma di formaggio pecorino o di caciotta. È un gioco molto antico di tradizione popolare e nel corso della storia venne posto fuorilegge o proibito in più di un’occasione in quanto considerato gioco d’azzardo o pericoloso per l’incolumità delle persone.
Arrivato a Montecorone incontro Sergio che mi invita a casa sua. Con la sua compagna Silvana si è trasferito in questo splendido borgo, ristrutturando in maniera sublime un’antica casa al limite del paese. Mi accompagnano al Sasso di Sant’Andrea, una conformazione rocciosa di estrema bellezza che spunta dalla terra proprio di fronte al paese. Un luogo isolato, fuori dagli itinerari turistici, contrassegnato da un fascino misterioso. Una sosta sulla cima del sasso non si può perdere. Antiche tradizioni sostengono che questo luogo abbia poteri curativi, motivo in più per concedersi una sosta che ci restituisca le energie spese nel corso del Cammino. Mi fermo, ascolto Silvana e ammiro un panorama stupendo con vista sul borgo di Montecorone da cui provengo.
“Le persone più anziane dicevano che quando avevano qualche pensiero ricorrente oppure dovevano prendere decisioni o avevano qualche acciacco fisico venivano sul sasso di Sant’Andrea e sostavano. Stavano qua e dopo stavano bene. Quando io ho preso casa a Montecorone, sono venuta qua per provare e effettivamente è così. Io sono fisioterapista e mi interesso di medicina vibrazionale energetica e quindi ho chiesto al mio amico di radioestesista di venire a testare il la vitalità, il grado di energia di questo di questo sasso e la qualità delle vibrazioni; per fare questo si utilizza una scala che si chiama scala Bovis e teniamo presente che una persona in salute, cioè per essere ben vitale, deve essere tra i 6500 e i 7000 unità Bovis. Su questo sasso ci sono 900.000 unità Bovis e in questo punto fra questi quattro speroni arriva anche a 1 milione di unità Bovis! Quindi c’è una frequenza vibratorie molto molto forte e infatti ci sono delle persone che non riescono a stare qua più più di tanto. Si evince che gli anziani avevano ragione! Sono andati avanti con gli studi e hanno visto che è una qualità di energia che favorisce il fatto che i due emisferi cerebrali lavorino insieme e questo è molto buono perché di solito noi siamo più orientati, diciamo le emisfero sinistro o con l’emisfero destro. In più l’energia ha anche un’azione curativa dal punto di vista fisico e anche per chi soffre di insonnia. Poi ci siamo voluti togliere un altro sfizio. Come tanti posti in Italia che avrai incontrati anche te, tipo le cattedrali, ci sono posti ad alta frequenza vibratore, dove uno si trova si trova bene, subito in pace con se stesso. Quindi abbiamo messo una bottiglia d’acqua per vedere – in base agli studi di Masaru Emoto – se l’energia di questo sasso passava all’acqua e se l’acqua memorizzava questa energia. Allora abbiamo provato e abbiamo visto che messa una bottiglia d’acqua di vetro senza etichetta nel punto più forte in una giornata di sole dopo cinque minuti l’acqua aveva già assorbito questa vibrazione. Quindi diciamo che è un posto energeticamente molto molto interessante.“
Una domenica magnifica sul Cammino dell’Unione iniziata all’ Agriturismo Nonna Nella tra oche, galline, asini e capre e proseguita con gli amici volontari del cammino fino al borgo antico di Savignano sul Panaro.
VIANDANTE
CHE SCALI MONTI
PER VEDERE ORIZZONTI,
ANIMA ERRANTE
CON SETE DI VERITA’,
CHE CERCA LA SOLITUDINE
PER TROVARE COMPAGNIA.
MENTE VAGABONDA
E PELLEGRINA,
CHE PIU’ VOLA
E PIU’ CAMMINA
ARRIVA E SE NE VA.
IL CAMMINO E’ LA VITA,
TU DOVE VAI?
Alla fine quello che differenzia un cammino da un trekking di più giorni è la parte umana. I cammini valorizzano oltre al territorio anche il patrimonio immateriale dei luoghi. Ed ecco che gli incontri diventano essi stessi parte integrante di ogni tappa. È l’aspetto che a me piace di più. I piedi macinano chilometri e le orecchie ascoltano storie.
Grazie a tutti quelli che incontro sul mio cammino per arricchirmi con la loro diversità.
E questo cammino ha fatto dell’unione tra camminatori – abitanti temporanei – e abitanti del territorio, un elemento fondante e fondamentale.
La penultima tappa mi porta fino al Borgo antico di Savignano e nel pomeriggio partecipo alla Magnalonga 2024, quest’anno con ben 1200 partecipanti! Tra i vari assaggi delle tappe non posso dimenticare la degustazione di Aceto Balsamico dell’Acetaia Comunale di Savignano sul Panaro, il Lambrusco Grasparossa e la salsiccia alla griglia con cipolline in agrodolce.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P. è un prodotto pregiato ottenuto dal mosto cotto di uve selezionate, coltivate nella provincia di Modena. La produzione ha origini molto antiche e il suo procedimento di trasformazione necessita di un particolare clima per poter restituire il prodotto di eccellenza conosciuto in tutto il mondo.
È un prodotto tradizionale di larga diffusione, sia a livello familiare che a livello commerciale. Quasi ogni comune della zone ha la sua Acetaia Comunale. L’invecchiamento avviene grazie a colonie di acetobatteri chiamate “Madri” in botticelle di differenti dimensioni e tipi di legno, collocati in unità produttive dette batterie, composte da sette botti ciascuna, tutte di dimensioni e legni diversi tra cui rovere, castagno, frassino, acacia e ciliegio. All’interno delle botti il mosto cotto di uve locali fermenta e matura naturalmente fino a diventare Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Si presenta di colore bruno scuro, con un profumo penetrante e una piacevole dolcezza armonizzata da una gradevole acidità. Questo prodotto raggiunge una maggiore densità con il trascorrere degli anni.
L’invecchiamento minimo per la tipologia Affinato è di 12 anni, mentre per la tipologia Extravecchio è di 25 anni.
Pernottamento nel borgo antico nel silenzioso B&B dalla Nonna.
Dalle finestre dell’ Emily House vedo la pioggia rovesciarsi sui tetti di Vignola. Il mio cammino termina qui, come un sogno in fondo alla Scala Chiocciola all’interno del Palazzo Barozzi.
“I comuni interessati fanno parte dell’Unione Terre di Castelli, ma ci piace immaginare che i motivi siano altri:
- Unione per invertire la tendenza che celebra l’individualismo;
- Unione per ricordare a noi stessi che nel momento del bisogno è meglio essere in due;
- Unione perché insieme si raggiungono mete impensabili;
- Unione per ritrovare il legame, passo dopo passo, con la terra che ci ospita e ci sostiene.”
2 Replies to “Cammino dell’Unione”
Bellissimo report di questo cammino che per qualche ora ci ha fatto incontrare all’ostello Antico Ospitale di Zocca. Ero uno del team con cui hai cenato…. Per noi il prossimo sarà a maggio il Cammino dei Borghi Silenti. Ciao.
Buon cammino
Grazie Ferruccio! Buon cammino anche a voi!