Con le ali ai piedi
Sabato 23 aprile
Arrivederci Carsoli. Dalla stazione del piccolo paese abruzzese il treno in poco più di un’ora mi riporta a Roma Termini.
Cambio per Isernia dove mi fermo a lavorare un paio d’ore in attesa del bus che mi porta a Carovilli.
Nel 2008 io e il mio amico Marco iniziammo proprio da qui un viaggio sulle orme di Paolo Rumiz, risalendo l’Italia sull’Appennino.
Ebbene sì, dopo 14 anni sono di nuovo a Carovilli. Questa volta sono qui per iniziare il sesto dei miei 20 cammini. Percorrerò le tappe molisane del cammino “Con le ali ai piedi Nei luoghi di san Francesco e dell’arcangelo Michele”.
Pernotto nel caratteristico B&B La Dimora del Sergente, gestito da Avio che in questa casa è cresciuto e di questi luoghi conosce ogni pietra. Al pian terreno gestisce “l’osterija dei tratturi” dove in compagnia di due pellegrini veneti assaggiamo i piatti locali.
24 aprile, tappa da Carovilli a Carpinone.
Sarebbe la quindicesima tappa del cammino ma è la prima per me, avendo scelto di percorrerne alcune in Molise. Qui ho potuto ammirare il tratturo Castel di Sangro-Lucera in tutta la sua magnificenza. La rete viaria dei tratturi era una vera e propria autostrada – misura 111,60 metri in larghezza!! – da cui un tempo passava un fiume immenso di greggi dirette verso il mare.
All’arrivo a Carpinone ci (ho camminato con due pellegrini veneti) viene incontro Luigi, referente di tappa che insieme ad alcuni compaesani ha ripulito l’area della cascata del fiume Carpino.
Il mio Garmin Fenix 7 mi dice che oggi è stata una tappa molto dura. Un forte vento ha spazzato le nuvole nere che stamattina hanno portato una sottile pioggia, lasciando spazio a un cielo azzurro. Il sole ha inondato le terre selvagge del Molise. Dai cani pastore alle poiane, dai cavalli alle pecore. E anche un capriolo sul sentiero che mi ha fissato pochi secondi prima di immergersi e scomparire nel bosco.
Il meritato riposo serale è nel B&B Molis’è dal quale ho potuto lavorare fino a tarda sera con un’ottima connessione Wi-Fi.
25 aprile tappa Carpinone – Macchiagodena
Un vecchio sentiero si inerpica dall’abitato di Carpinone. Decine di casolari in rovina sono la testimonianza di una civiltà contadina che per secoli ha resistito su per la montagna. Lo scenario del Molise esplode in tutta la sua durezza selvaggia.
Sant’Angelo Angelo in Grotte è posto in posizione dominante sulla vallata: il gruppo montuoso del Matese è proprio dirimpettaio e la linea bianca di neve sulle cime è anche l’immaginario confine con la Campania.
Ha un centro antico e ben conservato ma è la Grotta di S. Michele Arcangelo la sua peculiarità. L’Avv. Arturo Messere ne sembra controllare l’ingresso. Seduto su una panchina viene nel paese natio a trovare la pace dopo cinquant’anni di battaglie in tribunale.
Mi rifocillo da un fruttivendolo itinerante che si annuncia con il gracchiare stridulo di un altoparlante e riparto per Macchiagodena.
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. Tra le varie citazioni che leggo sulla Terrazza della lettura di Macchiagodena questa di Daniel Pennac è quella che preferisco. Perché i libri fanno viaggiare con la mente.
Qui saluto i due pellegrini con cui ho condiviso questi due giorni di cammino. Domani vi racconterò un’altra storia di una perla nascosta nel Molise.
26 aprile.
Pasquale e Marta mi fanno conoscere un piccolo borgo a pochi chilometri da Campobasso. Casalciprano ha fatto diventare la colonna vertebrale del paese il museo a cielo aperto della memoria contadina molisana: girando il centro storico si vede l’allestimento e viceversa.
Nelle strette stradine si trovano frammenti di vita passata attraverso l’esposizione di oggetti tradizionali o i numerosi dipinti che descrivono momenti di aggregazione – la festa, le attività contadine, gli eventi religiosi o infine attraverso le sculture in bronzo che ritraggono bambini in gioco.
Filomeno e Fernanda, classe 1930 e 1932, mi accolgono seduti vicino alla stufa.
Una vita insieme, non sempre facile: Filomeno ha avuto le sue prime scarpe a 18 anni, al servizio militare. Emigrato in Argentina, Canada e Germania è tornato al paese di nascita dopo una vita di sacrifici. Eppure il sorriso è magnifico, come magnifica è la pasta fresca preparata in casa dalla moglie Fernanda.
Adesso la pasta viene servita con i condimenti ma un tempo in Molise si mangiava lo scattone: una tazza (da cui il nome in dialetto “tas tielle”, piccola tazza) con dentro pasta fatta in casa con acqua di cottura e vino. Il Molise è una regione assolutamente da scoprire. Voi ci siete stati?